lunedì 29 settembre 2008

Pranzo di Ferragosto

Ieri al Greenwich, io Roberta e Mimmo siamo andati a vedere Pranzo di Ferragosto, la pellicola d’esordio di Gianni di Gregorio, già collaboratore di Matteo Garrone, che infatti ha prodotto il film. Oddio, più che di film parlerei di “mediometraggio” vista la durata di poco superiore ai 70 minuti sufficienti, però, a raccontare una storia gradevole. Quella di Gianni, uno “zitello” non più giovanissimo e disoccupato e di sua madre anziana vedova e rappresentante la nobiltà romana ormai decaduta e piena di buffi, che vive di buone maniere e di ricordi. Siamo in una Roma, anzi in un Trastevere, ferragostano, con pochi e sparuti negozi che sfidano il caldo e l’afa romana. Sfruttando i suoi debiti, finanziari e d'amicizia, l’amministratore di condominio ed un suo amico medico “scaricheranno” da Gianni mamme e zie. Tra una pillola per digerire, una pasta al forno mangiata di nascosto e una lite per la televisione, la vitalità ritrovata delle quattro vecchiette farà passare un Ferragosto indimenticabile sotto molti punti di vista allo sfiancato Gianni, fino ad arrivare al simpatico finale. Non credo che Di Gregorio abbia voluto fare un film “sociale”; credo che sia stato quasi un “divertisment”, a partire dal fatto che ha riservato a se stesso il ruolo del figlio e che le quattro signore sono attrici non professioniste. Eppure, alla fine, arriva anche un sottile messaggio “malin-comico” della difficoltà di vita nella terza e ormai nella quarta età, sempre più lasciate sole a spegnersi in silenzio. Bello l’omaggio ad una Roma ed una romanità che, grazie a dio, ancora esistono e resistono, fatte di ironia, cinismo e disincanto, le caratteristiche “de Roma de ‘na vorta”. La serata, a quel punto, non poteva non concludersi degnamente in una trattoria-pizzeria di quartiere “Il Cantinone” a Piazza Testaccio dove, con circa 20 euri a testa, abbiamo gradito una piacevole frittura mista tra calamari e paranza, broccoletti e spinaci ripassati, patatine fritte, una crema catalana degna di tale nome e due chiare belle fredde e dissetanti. Ah, e l’amaro finale. Che voj de più da ‘na domenica sera ?
Vostro come sempre, emsi

3 commenti:

Anonimo ha detto...

i dialoghi surreali fuori dalla vineria, sono semplicemente FANTASTICI!

Roberta ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Roberta ha detto...

GRAZIA!!!! tutta la posta ar forno te sei magnata!!"