venerdì 12 febbraio 2010

L'arte di uccidere un uomo

Ho finito da pochi giorni di leggere L'arte di uccidere un uomo.
Mi è piaciuto molto, ben scritto, avvincente, a metà strada tra un classico romanzo d'avventura alla Ken Follet o Frederich Forsyth ed un saggio geo-politico.
E' anche un omaggio ad uno dei capolavori della letteratura, l'Anabasi di Senofonte, perchè di questo si tratta, la marcia verso un obiettivo, la missione, il ritorno a casa: con tutti i rischi, i contrattempi ed i colpi di scena.
Ma è pure un omaggio, anzi un "amarcord" ai fumetti di Supereroica e Guerra d'eroi (quanti ne ho letti) ai vecchi film "politicamente scorretti" come I quattro dell'oca selvaggia, I mastini della guerra, Dove osano le aquile.
Tutti quei film magari invecchiati male, dove c'erano gli "sporco negro" i "muso giallo" i "mangiacrauti" e i "rossi", i buoni e i cattivi (e noi eravamo sempre i buoni e i cattivi erano tanto cattivi - di solito tedeschi o russi psicotici).
Film e racconti che però hanno segnato la mia infanzia e quella di tanti altri.
Però ... però ... proprio mentre leggevo questo libro e ripensavo a quei ricordi ho riflettuto: come mai noi che da bambini giocavamo con le pistole, i fucili, guardavamo film di guerra, giocavamo coi soldatini della Matchbox, della Esci e dell'Atlantic siamo tanto tranquilli, pacifisti, magari un pò cinici ma equilibrati mentre molti ragazzi di oggi imbottiti di politically correct e di parole come colored, audioleso, diversamente abile, etnico si violentano a tredici anni, si ubriacano, dichiarano su feisbuch che si vogliono suicidare (e poi, purtroppo, lo fanno pure) o entrano nella scuole e fanno strage di compagni e professori ?
Forse era veramente meglio quando si stava peggio ?!? Ma era proprio peggio ?!?
Nostalgia canaglia ...
p.s. E poi volete mettere la sottile ironia di viaggiare sulla metro mettendo bene in vista un libro con un titolo come questo?
C'era sempre spazio intorno a me ... chissà perchè ... emsi

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