mercoledì 29 dicembre 2010

La bellezza del somaro


Il confine tra genialità e idiozia, tra capolavoro e cazzata è, come spesso succede sottile, labile, impalpabile.
E' quello che ancora sto pensando riguardo a "La bellezza del somaro" il film di Castellitto con la sceneggiatura della moglie, M. Mazzantini.
Il film vorrebbe descrivere i conflitti generazionali tra i cinquantenni post-sessantottini ed i "ggiovani" d'oggi, figli talvolta unici, spesso viziati e pieni di ansie ed insicurezze.
Ma quello che ignorano il regista, la sceneggiatrice e gli attori è che questi conflitti ci sono, ci sono stati e ci saranno in tutti i bambini, gli adolescenti, i ragazzi, di ieri di oggi e di domani: si chiama crescita.
Ed è un processo-conflitto inevitabile, nel quale abbiamo partecipato tutti, prima come figli poi come padri.
Il film non aggiunge ne sottrae nulla a tutto ciò.
Irrita solamente.
Perché l'idea iniziale non era malvagia, scardinare quello che, forse, ad oggi è ancora uno degli ultimi tabù : il rapporto tra una giovane ragazza, adolescente ed un vecchio maestro di vita, un filosofo un po' in disarmo (e in questo caso non c'entra nulla il bunga bunga, chiaro)
Peccato che sia mal recitato, mal dialogato (in presa diretta e spesso incomprensibile perché gli attori si mangiano le battute), mal diretto, arruffato, pieno di luoghi comuni e stereotipi sui personaggi e le situazioni che vorrebbe sbeffeggiare.
Ci sono i cinquantenni che vorrebbero essere eterni piterpan, i loro amici "trombeur de famme" con le famiglie sfasciate, le mogli esaurite e frustrate, le impegnate, le anoressiche, le shopping-compulsive, gli impotenti da stress lavorativo, gli eterni psicologo-dipendenti.
E la TOSCANA.
L'eternamente, ovunquemente, perennemente, prepotentemente, stucchevolmente, presente TOSCANA; con le sue colline, cipressi, vigne, borghi e casali ristrutturati. 
Che due coglioni !
Se l'idea di Castellitto-Mazzantini era quella di seguire le orme di un regista come Marco Ferreri - colui che fece conoscere al grande pubblico proprio Castellitto - autore di feroci e dissacranti satire della società negli anni 60-70, il risultato è assolutamente al di sotto delle aspettative; e la cosa dispiace perché la precedente opera di Castellitto regista-attore, era stato il notevole "Non ti muovere", una storia dura ma affascinante e arricchita dalla sua interpretazione e da quella di una splendida ed ottima Penelope Cruz.
Qui qualche battuta carina c'è, qualche situazione il sorriso lo strappa pure, però se tante polemiche scatenano i filmacci di natale dei vari Boldi, De Sica, Panariello, Zalone e cubiste/starlette seminude, questo qui non può che essere una sorta di cinepanettone equosolidale, il "Vacanze di Natale de sinistra".

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