domenica 8 marzo 2015

Timbuktu


Di tutt'altro respiro, rispetto al "Piccione" di cui sotto, è questo capolavoro : Timbuktu di Abderrahmane Sissako


Il film narra della vita e delle vicende degli abitanti di Timbuktu e dei tuareg nelle zone limitrofe, mentre la città è occupata dagli integralisti islamici.
Questi stendono una cappa di oscurantismo e di soffocamento nella vita quotidiana; dai piccoli, apparentemente insignificanti, gesti quotidiani (vendere cibo al mercato per la donne, ascoltare o fare musica, giocare a pallone per i ragazzi) ai momenti determinanti di una vita (un matrimonio deciso a forza, la legge applicata tramite la Jihad).
La forza del film , che sta soprattutto nel messaggio che vuole trasmettere, è nel far vedere come anche i fondamentalisti hanno i loro punti deboli, semplicemente perché essi stessi sono esseri umani. E allora li vediamo fumare di nascosto quando sono loro stessi a vietarlo agli altri, li vediamo prendere lezioni di guida perché sono imbranati, li vediamo accendersi in una disputa su chi sia meglio se Zidane o Messi ...
La fotografia e la musica sono eccellenti e, se avrete la voglia di provare a vederlo, vi consiglio vivamente di vederlo in lingua originale con i sottotitoli.
Certo, l'impatto di seguire un film in arabo e tamasheq non è semplice da superare, ma dà al film una forza in più, perché fa capire la difficoltà di convivenza tra gli occupanti fondamentalisti, spesso di origini nordafricane e gli abitanti tuareg e maliani.
E vederlo così dovrebbe essere un dovere ancor più per noi europei che sul problema dell'Isis, dell'immigrazione e della lotta agli integralismi stiamo continuando a fare errori su errori, proprio non capendo le differenze sostanziali che ci sono nel continente africano.
Quando, oltretutto, dovremmo anche ricordarci che gran parte del male che sta scaturendo da quel meraviglioso continente, trae linfa e nutrimento proprio dai nostri errori, dalle barbarie coloniali, dallo sfruttamento che abbiamo fatto e continuiamo a fare in quei paesi.

Una delle cose che più mi ha colpito alla fine, nei titoli di coda, è stato vedere i ringraziamenti da parte della produzione, nei confronti del governo islamico del Mali per la collaborazione; proprio per far capire che un altro Islam rispetto al fondamentalismo esiste e che bisogna sforzarsi di dialogare con questo proprio per scardinare la follia integralista.

Ecco perché è un film che andrebbe visto e pubblicizzato.

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