Gli ultimi film che abbiamo visto sono stati "Il discorso del re", "Gianni e le donne" e "Il cigno nero".
Il primo e l'ultimo sono tra i favoriti in diverse categorie nella corsa ai premi Oscar, il secondo è uno dei film italiani più attesi della stagione.
Il Gianni del titolo è lo stesso protagonista di quel gioiello di film che è stato "Il pranzo di ferragosto".
Gianni Di Gregorio era chiamato ad una difficile impresa, cioè non far rimpiangere quella sua opera prima.
e visto che il primo parlava di un pranzo, questo suo secondo film potremmo proprio paragonarlo ad una cena messa assieme riscaldando i piatti del giorno.
Buona per carità (talvolta pure meglio; avete presente la pasta al sugo ripassata in padella con un pezzetto di burro? Croccante e saporita, meglio del pranzo), però ha un sapore che già conosciamo, difficilmente ci sorprenderà.
Ed è proprio l'esito di questo film, dove tornano personaggi, luoghi e situazioni che ci avevano coinvolto e fatto sorridere nell'improvvisato ma spontaneo romano pranzo estivo.
Se Di Gregorio vorrà tentare una terza volta dovrà, a mio avviso, cambiare completamente registro, pena uno scadimento verso la macchietta che sicuramente non merita, vista la bravura come sceneggiatore e l'autoironia che ha.
Ne "Il discorso del re" ci sono due grandissimi attori, Geoffrey Rush e Colin Firth.
Entrambi meriterebbero la tanto agognata statuetta (il primo in realtà la vinse di già ).Il film è gradevole ma lascia una sensazione stucchevole, quasi favolistica, con una famiglia reale che sembra più una famiglia del mulino bianco, piuttosto che la casata reale del più grande impero coloniale alle prese con l'abdicazione del legittimo re ed una guerra mondiale da combattere e vincere contro i nazisti ed i fascisti.
"Il cigno nero" lo abbiamo visto quasi ignorando del tutto trama e sviluppo.
Ed è stata una folgorazione.
Meravigliosa Natalie Portman, certo, ma tutto il film lascia senza fiato.Estraniante e a tratti disturbante, è una vorticosa discesa verso gli angoli più remoti ed oscuri della mente umana, nelle ossessioni che la guidano e, talvolta, la distorcono e la travolgono.
Credo che mai prima d'ora il mondo, per certi aspetti oscuro e settario della danza, con i suoi riti i suoi "templi" e la sua ossessiva ricerca della perfezione, fosse stato così messo a nudo ed efficacemente descritto come nel film di Aronosfky.
Una fotografia visionaria ed una colonna sonora efficace di Clint Mansell (lo stesso di Moon) unita alla meraviglia delle musiche de "Il lago dei cigni" di Tchaikovsky, lo rendono quasi certamente il miglior film dell'anno ed uno dei migliori degli anni passati e di quelli a venire.
Hitchcockiano.
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