La migliore spiegazione e critica di A.C.A.B. (All Cops Are Bastards) l'ha data uno dei suoi protagonisti, Pier Francesco Favino intervistato a "Le invasioni barbariche"
Effettivamente i celerini, gli agenti, le guardie insomma, fanno il nostro lavoro sporco, rappresentano ciò che si nasconde sulla faccia oscura della nostra luna nera. Il film è una sorta di controcanto ad "Ultrà", film del 1991 di Tognazzi, nel quale si seguivano vita e gesta -certo non eroiche- di un gruppo di ultras della A.S. Roma.
Oltretutto il regista di A.C.A.B. è lo stesso della serie televisiva "Romanzo Criminale", che grandissimo successo ha avuto e ha quasi sdoganato e reso di moda la criminalità organizzata romana degli anni '70/'80.
Quindi questo film cerca di scoprire cosa si nasconda dietro un casco, uno scudo ed un manganello vibrato con forza su una rotula, una vertebra o una tempia.
Ci sono persone come noi, nervose, stanche, allegre, frustrate; persone che non credono più in quello che fanno, persone disincantate o che, come tutti noi d'altronde, si portano sul lavoro i problemi quotidiani, personali, familiari.
Mogli che si vogliono separare, figli problematici, soldi che non bastano ad arrivare a fine mese, frustrazioni personali.
Però, se a me rode il culo perché la bolletta è salata, perché la mattina la batteria della moto è a terra, perché mi fregano il portafogli sulla metro o mi becco una multa, non è che vado a sfogarmi spaccando la faccia ai manifestanti, a sfollare case occupate o a fare il giustiziere della notte per le strade della città.
Oltretutto sulla celere e sui carabinieri c'è il terrificante ricordo di Genova 2001, la macelleria messicana della Diaz che ha scavato un solco difficilmente richiudibile tra la società civile e le forze dell'ordine, ancor più acuito dall'impunità legislativa che ha prosciolto buona parte degli imputati al processo.
Certo, se vuoi fare il celerino probabilmente non sarai un vegetariano vegano hare krishna fautore della nonviolenza ed il film cerca di non dare giudizi né negativi né positivi però rimangono le perplessità e l'amarezza di vederci difesi da figure come quelli riprese nel film.
Ma è altrettanto vero che stiamo parlando di un film e che se non fosse stato italiano, ma targato Usa o inglese o francese (vedi la serie Braquo) avremmo parlato di un duro film di genere e ci saremmo lamentati che in Italia non siamo più capaci di fare film come questi, mentre negli anni settanta eravamo maestri con titoli come "Milano calibro 9" e che la realtà è, fortunatamente, molto più sfaccettata e ricca di sfumature rispetto a quanto mostrato nel film, che inquadra una porzione della realtà.
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