Sovente, nei fine settimana, amo sollazzare la mia mente con gradevoli e leggiadre letture.
Tra le mie preferite trova posto l'allegato del sabato de "la Repubblica" ovvero "D", settimanale femminile di varia umanità, amenità e cazzate (soprattutto).
Purtuttavia, talvolta, superati articoli irritanti perfino più di "sécsendesiti", o altre oscenità scritte da gente che si firma "blogger" (io farei 'na petizione onlain per vietare questo termine e denunciare coloro che ne facciano uso .... ), messi da parte alcuni stralci riguardo architettura, cucina e libri, talvolta ripeto, capita qualche pezzo carino.
Alcune settimane fa c'era uno speciale su Parigi.
Praticamente tutto da cestinare, spocchioso e snob da far paura.
Però, oltre a qualche bella foto, c'era, buttata li, con nonchalance tutta parigina, l'indicazione di un libro e del suo autore: "Tentativo di esaurimento di un luogo parigino" di Georges Perec.
Confesso la mia ignoranza, non conoscevo.
Incuriosito, inizio a cercare e scopro che era, più o meno, una sorta di Italo Calvino e Raymond Queneau.
Cerco il libro - edito in Italia da Voland - su internet e pare di difficile reperibilità.
Vabbè, rifiuto e vado avanti.
Alcuni giorni dopo, dimentico di tutto, mi trovo a fare il flaneur (tié, con Parigi ci sta tutta questa) dalle parti di Monti (il rione e non il Mario), per la precisione a via del Boschetto.
ahò, ce sarò passato cento, mille volte da quelle parti e non c'avevo mai fatto caso (magari anche perché il più delle volte ci passo di sera e un po' 'mbriaco uscendo dalla Barrique, ma comunque...) : ma non mi si para di fronte la sede della Voland ?!?
E in vetrina che ti trovo ?
Non è forse il beffardo gioco del destino ?
Ma c'è di più : finito che ebbi di leggere il libro ( 43 pagine + 20 di appendice, 20 minuti per 12 euri ... ) mi sono reso conto che in uno dei locali dove sedette l'autore per la descrizione delle piazza di San Sulpizio a Parigi (poiché di questo si tratta, di un divertissement sulla vita quotidiana in un luogo qualunque), ovvero nel Cafè de la Mairie, ci eravamo seduti anche io e Roby, l'ultima volta che visitammo Paris, nel dicembre del 2008.
Mi è sembrata una cosa tipo i famosi sette gradi di separazione (che poi sarebbero sei ... vabbè più Iva) !!!
A me ha fatto riflettere, a voi magari farà cagare però mi piaceva raccontarlo.
Nessun commento:
Posta un commento