lunedì 19 gennaio 2009

Lo potevo fare anch'io, di Francesco Bonami

Francesco Bonami è una delle figure di spicco dell’arte contemporanea mondiale; ed è per questo motivo ed anche perché il sottotitolo del libro recita “Perché l’arte contemporanea è davvero arte” che mi sono avvicinato con le migliori intenzioni a questo testo. Sono molto attratto dall’arte in genere, antica e classica sicuramente (pittura fiamminga su tutto), moderna (con Magritte e Mirò in pole-position) ma anche estremamente predisposto ad esplorare il difficile mondo dell’arte contemporanea. Il libro si apre con l’affermazione dell’autore di volersi rivolgere “ …a coloro che dicono - io non me ne intendo - e non si rendono conto che per godersi un’opera d’arte non occorre essere intenditori, basta avere una mente aperta.” L’autore definisce il testo “... un Artusi dell’arte, una piccola guida per godersi l’arte senza troppe ansie intellettuali”. Bene, ho pensato, è la persona ed il testo che, con pazienza, potrà darmi gli strumenti per comprendere meglio cos’è l’arte contemporanea … peccato che l’obiettivo prefissato sia stato sfiorato ma non centrato. Le intenzioni c’erano tutte ma, dopo un inizio promettente, le buone intenzioni di Bonami finiscono. Il testo, allora, diventa un mero elenco di ciò che piace o non piace all’autore. Trapela, ad esempio, il fastidio verso la Transavanguardia italiana, verso Botero o verso le sculture di Pomodoro – e su questo punto possiamo pure essere d’accordo: le pomodoresche masse bronzee saranno andate bene per socialisti e democristiani ma con l’arte non hanno molto a che vedere – ma sarebbe servita una spiegazione chiara, razionale ed evidente. Così come gli apprezzamenti per Matthew Barney o Damien Hirst; del primo dice addirittura “… C’è chi lo odia, chi non lo capisce o chi, addirittura, lo adora. L’odio e l’incomprensione prevalgono, ma questo non mette in dubbio il fatto che il nome di Matthew Barney rimarrà per sempre iscritto nella storia dell’arte.” Ora, per me il sig. Barney è un illustre sconosciuto e, pertanto, non mi azzardo a contestare una siffatta e radicale affermazione. Così come, quando afferma che Joseph Beuys è il “corrispettivo europeo di Andy Warhol”, non avendo minimamente idea, al momento della lettura del libro, di cosa avesse creato questo artista, non potevo certo trovarmi in accordo o disaccordo con l’autore. A mio avviso, l’idea dell’autore di base era ottima, anche grazie alla maniera ironica e spiritosa della scrittura; ma, probabilmente, per affrontare e sviscerare in maniera efficace un argomento ostico come l’arte contemporanea, sarebbe stato meglio arricchire il volume con molte foto o, ancor meglio, creare un’opera multimediale con un dvd o cd-rom, in cui l’autore descrivesse opere ed artisti “sul campo” mostrando ciò di cui parla, soprattutto perché molte delle opere descritte sono video o installazioni temporanee, come quelle di Christo o Kounellis. Certo, la curiosità di capire cosa abbiano fatto questi artisti mi porterà a ricercare opere e lavori in rete, su testi o in eventuali mostre.
Ma a questo punto non era questo il giusto incipit del libro? Invece di presentarsi come il messia dell’arte contemporanea per i poveri ignoranti del mondo, non sarebbe stato più onesto dire : vi instillerò la curiosità della ricerca poi, però, toccherà a voi cercare la vostra personale strada nell’arte? Sarebbe stato più onesto verso i lettori, Peccato, un’occasione mancata sig. Bonami.
Photo bai emsi

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho appena finito di leggere il libro di Bonami, e la tua recensione, trovata per caso navigando qua e là, corrisponde al 100 x 100 all'opinione che mi sono fatta io; sono contenta che qualcuno la pensi esattamente come me..
Rosixit