martedì 10 febbraio 2009

L'eleganza del riccio

Di solito diffido dei “casi editoriali”, dei libri che vengono pubblicizzati come il libro dell’anno, il libro che ha venduto un milione di copie in Groenlandia, il trionfatore al festival del libro dell’Ungrovalacchia e dei libri che fanno scoppiare mode e manie.
Tutto ciò non succede qualora si parli di libri, film o quant’altro riguardi la Francia.
Tuttavia, “L’eleganza del riccio” ha atteso almeno un annetto sugli scaffali delle librerie prima che lo comprassi; Infatti temevo di scontrarmi con qualcosa di artefatto e di studiato a tavolino per vendere. Il romanzo descrive la vita di un elegante e signorile palazzo parigino, dei suoi abitanti e di Renèe Michel, la portiera che si presenta così “Mi chiamo Renée. Ho cinquantaquattro anni. Da ventisette sono la portinaia al numero 7 di rue de Grenelle, un bel palazzo privato con cortile e giardino interni, suddiviso in otto appartamenti di gran lusso, tutti abitati, tutti enormi. Sono vedova, bassa, brutta, grassottella, ho i calli ai piedi e, se penso a certe mattine autolesionistiche, l'alito di un mammut. Non ho studiato, sono sempre stata povera, discreta e insignificante” In realtà, dietro un’apparente sciattezza ed ignoranza, si nasconde una personalità sofisticata ed intellettuale.
L’altra grande protagonista del libro è Paloma, introversa figlia di un politico assolutamente superficiale e ottuso e con una madre e una sorella prese a piè pari da un reality o da un giornale di arredamento e moda.
Paloma ha deciso di suicidarsi proprio il giorno del suo compleanno; fondamentalmente perché con questo suo gesto vorrebbe mettere alla berlina i comportamenti degli abitanti del palazzo e della sua famiglia in particolare.
Tutto ciò fino all’arrivo nel palazzo di monsieur Ozu, raffinato commerciante giapponese in pensione il quale, con grande sensibilità, percepisce immediatamente la reale natura che si nasconde dietro alla costruita sciatteria di Renèe e trova in Paloma un’alleata, che ricambia volentieri affascinata com’è dal mondo orientale. Tralascio di raccontare la fine, che colpisce e spiazza; la trama, soprattutto nella prima parte, ha molte digressioni e passaggi filosofici a volte un po’ noiosi e complessi da cogliere; però sono uno stimolo ad approfondire i discorsi di Renèe.
Successivamente, l’ironia che vuole smascherare l’ipocrisia borghese delle vite di tutti noi fa salire parecchio il ritmo.
In alcuni passaggi ha uno stile, diciamo così, alla Amelie, ed è per questo che credo di poter affermare che il libro o si ama o si odia.
Personalmente l’ho amato molto; i personaggi, i loro gesti, le loro considerazioni, rimangono a lungo nella memoria; si piange e si ride molto ma qua e là si ritrovano anche riflessioni profonde ed amare come, d’altronde, è la vita stessa.
Buona lettura
emsi

Nessun commento: