giovedì 5 febbraio 2009

… questa strada zitta che vola via (P.Conte)

Sabato mattina. Pare che anche la pioggia abbia deciso di prendersi una pausa nel fine settimana ed un pallido sole incoraggia ad uscire. Si va? Eddai su, un giretto veloce, tanto per scrollarsi di dosso quella pigrizia di troppo che si è accumulata negli scorsi fine settimana, passati a sbirciare Rascasse che, silenziosa, continuava a sorbirsi litri e litri di pioggia e umido. Rispolvero l’idea che mi era venuta qualche tempo fa: appena il tempo torna decente, un veloce spuntino da Luciana ….. Guanto invernale ? Ma no, che il tempo tiene. Tanto poi, il guanto invernale, checché se ne dica, non è che protegga così tanto dal freddo ed in più è scomodo ed ingombrante e allora metto su i guanti di pelle che, lo dice il nome stesso, calzano come guanti. Mentre infilo il casco, accendo Rascasse e le lascio il tempo di respirare ben bene un po’ d’aria buona. La mia moto mi commuove: tra di noi c’è uno strano rapporto, di amore ed odio. Non ci siamo mai capiti appieno. Io non sono ancora riuscito a sfruttarla fino in fondo e lei, che è più sveglia di me, lo ha compreso e mi sopporta un po’ si e un po’ no. Oltretutto non faccio granché per farmi voler bene: ogni cinque minuti sto lì a tirar fuori “ho deciso, cambio moto: ho trovato un ktm in offerta, convenientissimo a 18.000 euri, pronto gara. Lo compro e mi iscrivo alla Dakar” “abbè, stavolta è la volta buona eh, sicuro, mi ricompro il dominator, il mio primo amore “ “Occhei ci sono, do via il fazer e prendo una traiunf scrambler, usata, a soli 9.000 euri” “non me la cambio, ma se me la cambio stavolta mi compro l’arleidevizzon” E lei zitta, che se la ride sotto i baffi, pardon i fari, consapevole che non la cambierò. Perché mi piace. Perché ci sto bene. Perché poi, alla fine, sotto sotto, siamo simili e ci riconosciamo tutti e due nella definizione di Gene Gnocchi su Vecchioni “ quella faccia da viaggiatore di commercio che ha scoperto al casello che c’è lo sciopero e non si paga. E fa la faccia seria ma dentro, ride” L’ho sempre trovata geniale. Ed io e Rascasse siamo così. Vabbè dai, basta col momento lacrima facile, in sella e si parte. Trotterelliamo a giri bassi per Ostiense e Raccordo, il tempo di far girare bene il motore e godersi l’aria frizzantina che entra nella visiera. Usciamo sull’Appia e, all’imbocco della Via dei Laghi, ci fermiamo di fronte alla rete che segna il fine pista di Ciampino. Un Canadair sta rullando in fase di decollo ed io, tornato bambino (“e quando mai sei cresciuto” potrebbe giustamente dire qualcuno) mi incanto ad osservare la partenza e la ripida salita del “bombardiere d’acqua”. Riprendiamo la strada e, lasciato Ciampino, iniziamo a salire. Le prime curve; l’ombra degli alberi ha lasciato l’asfalto umido; e la gomma posteriore, ormai a fine carriera, mi fa capire con un paio di piccoli capricci che non è il caso di prenderla alla leggera. Ok, salita tranquilla tranquilla. C’è poco traffico, pochissimi motociclisti i quali NON ricambiano il classico saluto delle dita a V (sempre più pidocchi ripuliti e cafoni con le loro fiammanti ipersportive nuove di zecca in giro e sempre meno appassionati, peccato) ed arrivo poco oltre Rocca di Papa. Qua il tempo comincia ad imbruttire notevolmente. Grossi nuvoloni grigi, bassi e pesanti, la strada ancora molto sporca e, soprattutto, una certa fame (è quasi mezzogiorno) mi convincono a girare il muso di Rascasse e a trotterellare giù, fino al baracchino di Luciana, vista lago. “Luciana” lo riconoscete : è l’unico chiosco dove c’è sempre fila ed è pure difficile trovare posto ai tavolini. Arrivo in un momento di buco ed ordino subito : classico e sempre spettacolare panino con salsiccia anzi, sarciccia e cicoria ripassata bella piccante. Da bevere? Stavo per cedere sul peroncino bello freddo poi, mi sono detto, “ ’scià fa, hai visto mai che ti fermano e ti fanno un controllo ….”. E allora coca. Il tutto a 3 euri e 50 (chi te manna ?!?). Mi accomodo sul muretto; dietro di me Rascasse, davanti a me il lago. A fianco un pastore maremmano (in senso di cane, non di toscano) a pelo lungo alto un metro e novanta che sbava di fame a cinque centimetri dal panino. Eccheccazzo manco qua si può stare tranquilli ! Passo la successiva mezzora a combattere col maremmano; alla fine scendiamo a patti : gli mollo un pezzo di salsiccia e lui evita di leccarmi la sella (con gran sollievo di Rascasse). Un Montecristo puritos ed un caffè da prendersi con calma (anzi no, me ne torno a casa e me lo preparo io e me lo gusto sul divano, davanti ad Assassinio sul Nilo, tiè) non possono che rendere assolutamente piacevole la discesa verso casa e la chiusura di questa prima, breve uscita del 2009. emsi

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