giovedì 14 maggio 2009

Le campane di Bicetre

"Le otto di sera. Per milioni di uomini, ciascuno nella sua casa, nel piccolo mondo che si è creato o di cui è ostaggio, sta volgendo al termine, fredda e nebbiosa, una precisa giornata, quella di mercoledì 3 febbraio"
Che bello.
Il meraviglioso incipit di "Le campane di Bicetre" di Georges Simenon.
Un capolavoro.
Ostico, almeno all'inizio; lento, quasi immobile -come d'altronde il protagonista nel letto - come se non succedesse nulla.
Poi ho capito: così come René Maugras - costretto immobile in un letto da un'improvviso malore - prende lentamente coscienza di sé, della sua esistenza, dei suoi affetti e legami, così Simenon accompagna il lettore in parallelo.
E mentre René emerge dalla malattia sempre più velocemente, così accelera anche il romanzo, quasi fosse un lungo tunnel alla fine del quale si inizia a percepire un vago bagliore e poi la luce, sempre più forte e vicina ed il conseguente ritorno alla vita, ora ricca, palpitante e vera.
Un capolavoro della letteratura del novecento. emsi

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